È atteso per martedì 30 marzo il via libera definitivo del Senato alla legge delega che introduce l’assegno unico e universale di 250 euro al mese per ogni figlio a carico. Tre mesi per l’attuazione.
Assegno unico e universale
Con il via libera di Palazzo Madama al Ddl famiglia, già approvato nel luglio 2020 dalla Camera, il Governo introdurrà nel nostro ordinamento un assegno unico e universale. Ma perché unico e universale? Con “unico” si vuole intendere che il nuovo aiuto alla famiglia andrà a sostituire tutte le attuali forme di sostegno che il sistema oggi riconosce alla famiglia, dalle detrazioni Irpef per carichi familiari relative ai figli agli assegni al nucleo, dal bonus bebè a quello per la natalità o l’adozione, dal bonus mamme all’assegno per il terzo figlio.
Con il termine “universale”, invece, si vuole indicare che l’assegno ai figli sarà corrisposto ogni mese a tutti i contribuenti, siano essi lavoratori autonomi o dipendenti, capienti o incapienti. Fino ad oggi, infatti, il sostegno era una prerogativa dei lavoratori dipendenti.
Quando spetta il nuovo aiuto mensile
Il nuovo assegno, sotto forma di credito d’imposta o di denaro, sarà riconosciuto per ogni figlio a carico dal 7° mese di gravidanza fino al diciottesimo anno di età e con importo maggiorato dal secondo figlio in poi.
Sarà comunque corrisposto fino al compimento del 21 anno di età ma sarà ridotto nell’importo ed erogato direttamente al figlio maggiorenne nel caso in cui questo sia iscritto all’università, svolga un tirocinio, frequenti un corso professionale, sia impegnato nel servizio civile universale, svolga un lavoro a basso reddito o sia registrato come soggetto disoccupato e in cerca di lavoro presso un centro per l’impiego o un’agenzia per il lavoro.
Inoltre l’assegno sarà maggiorato – secondo un’aliquota non inferiore al 30% e non superiore al 50%, per ciascun figlio con disabilità, rispettivamente minorenne o maggiorenne e di età inferiore a ventuno anni, con importo della maggiorazione graduato secondo le classificazioni della condizione di disabilità. Per la definizione di figlio a carico occorre far riferimento al Testo unico delle imposte sui redditi dove l’articolo 12, comma 2, definisce fiscalmente a carico i figli che abbiano un reddito non superiore a 4.000 euro, ovvero a 2.840,51 euro nel caso abbiano un’età superiore a ventiquattro anni.
Assegno compatibile con il Reddito di cittadinanza
Saranno i decreti attuativi a definire i dettagli applicativi per ottenere l’assegno secondo i principi dettati dalla legge delega che Palazzo Madama si appresta ad approvare martedì 30 marzo. E tra questi principi viene previsto che il calcolo del nuovo assegno sarà differenziato nell’ambito dell’Isee fino al suo eventuale azzeramento.
In ogni caso, l’assegno non sarà considerato per la richiesta e per il calcolo delle prestazioni sociali agevolate, dei trattamenti assistenziali e di altri benefici e prestazioni sociali (previsti da altre norme) in favore dei figli con disabilità. Inoltre l’assegno sarà compatibile con il Reddito di cittadinanza (e della Pensione di cittadinanza).
Nella determinazione dell’ammontare complessivo dell’assegno e del beneficio economico del Reddito di cittadinanza, comunque si dovrà tener conto della quota di quest’ultimo relativa ai componenti di minore età presenti nel nucleo familiare.
Le risorse disponibili da far crescere
Con l’ultima legge di bilancio il Governo ha rifinanziato il «Fondo assegno universale e servizi alla famiglia» con tre miliardi di euro per l’anno 2021 e 5 miliardi per il 2022. Le ulteriori risorse per garantire gli annunciati 250 euro al figlio per ogni mese saranno recuperate dalle misure di sostegno alla famiglia oggi in vigore (assegni al nucleo, bonus bebè, l’assegno dal terzo figlio in poi, il fondo natalità, ecc.) e che potranno essere ulteriormente individuate dal Governo nel corso dell’esercizio della delega. In alternativa i partiti di maggioranza sono già pronti a giocarsi la carta di nuovo debito.
Il confronto con il resto d’Europa
Con il nuovo assegno unico e universale l’Italia oltre a spingere la natalità potrebbe scalare anche qualche posizione nella particolare classifica europea sui sostegni alle famiglie dove il Belpaese nel confronto con i 27 parteners europei si colloca soltanto al terzultimo posto.
Come ha evidenziato il 25 marzo 2021 l’Ufficio parlamentare di bilancio nel corso dell’audizione al Senato del consigliere Alberto Zanardi sul Ddl Famiglia, la spesa di protezione sociale per la funzione famiglia/figli in Italia è inferiore a quella di tutti i Paesi dell’Unione europea.
Dietro l’Italia ci sono soltanto Malta e Paesi Bassi (1,1 per cento del PIL nel 2018, contro il 2,2 della media Ue27, il 2,4 della Francia e il 3,3 della Germania). Inoltre, ha spiegato ancora Zanardi nella sua memoria depositata a Palazzo Madama, l’Italia si caratterizza per un’elevata quota di spesa per benefici in denaro (83%, contro una media dei 27 Paesi Ue del 62,1 e valori della Francia e della Germania prossimi al 60%).
Come si legge nella relazione di Zanardi, «risultano relativamente basse sia le spese relative agli assegni familiari e per figli, sia le risorse destinate a benefici in natura quali quelli relativi agli asili nido e alle scuole dell’nfanzia o similari».